Nel congresso che si svolge a Milano dal 29 settembre al 1º ottobre del 1906 le Camere del lavoro, le Leghe e le Federazioni decidono di confluire in una unica organizzazione e fondano la Confederazione Generale del Lavoro (CGdL). Sono presenti all’atto di nascita delegati di quasi 700 sindacati locali, in rappresentanza di oltre 250.000 iscritti. Il primo segretario generale eletto è Rinaldo Rigola. Qui inizia, formalmente, la centenaria storia della CGIL
Fin dall’inizio, la CGdL si configura come organizzazione basata sulla solidarietà generale fra lavoratori e non soltanto sulla rappresentanza di mestiere. La CGIL ha da sempre una visione della rappresentanza di tipo “universalistico”. In buona sostanza essa pensa che l’azione negoziale, riguardando tutti i lavoratori, iscritti e non iscritti al sindacato, debba essere validata appunto “ dall’universo” dei lavoratori.
Nel 1908 viene siglato il primo contratto collettivo nazionale di lavoro, da parte della Federazione vetrai della CGIL.
Il 1º novembre 1926 la sede centrale della CGdL a Milano viene devastata dai fascisti. Poco dopo l’inizio del 1927, il Comitato Direttivo della CGdL decide l’autoscioglimento. Solo il 3 giugno 1944 viene firmato il Patto di Roma fra i tre principali partiti post seconda guerra mondiale. Il patto sancisce l’unità sindacale e la ricostituzione della CGIL, esso viene siglato da Giuseppe Di Vittorio per il PCI, da Achille Grandi per la DC e da Emilio Canevari per il PSI.
Giuseppe Di Vittorio fu il relatore della Terza sottocommissione, incaricata di redigere le norme costituzionali sui diritti sociali ed economici. Fu grazie all’impegno della CGIL che principi e istituti fondamentali quali la libertà sindacale, la contrattazione collettiva e il diritto di sciopero entrarono nel testo finale.
Dopo le elezioni politiche del 18 aprile 1948, che videro la netta affermazione della Democrazia Cristiana e la sconfitta del Fronte popolare (PCI e PSI), e dopo l’attentato a Togliatti del 14 luglio da parte di un giovane squilibrato, cui la CGIL reagì con lo sciopero generale politico, la corrente democristiana decise la scissione.
Nel giugno 1949, fu la volta delle componenti socialdemocratica e repubblicana che dettero vita alla FIL (Federazione Italiana dei Lavoratori). Il percorso terminò con la nascita dell’Unione Italiana del Lavoro (UIL, 5 marzo 1950) e della Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL, 1° maggio 1950).
La CGIL, nel VII Congresso di Livorno (giugno 1969), scelse l’incompatibilità tra incarichi sindacali e di partito, rafforzando la propria autonomia politica.
Il 3 Luglio del 1972 CGIL CISL e UIL firmarono congiuntamente il compromesso denominato «Patto Federativo» che costituisce l’accordo per la creazione di federazioni unitarie tra i diversi organi sindacali, attribuendone poteri di contrattazione.
Nel 1974 la CGIL entra a far parte della Confederazione Europea dei Sindacati.
Tra l’estate del 1992 e l’estate del 1993, in piena emergenza economica e politica, il sindacato dette un contributo decisivo per l’uscita del paese dalla crisi, collaborando con i Governi Amato e Ciampi, con i quali firmò due accordi fondamentali. Il primo, siglato il 31 luglio 1992, poneva fine al meccanismo della scala mobile e prevedeva misure urgenti in tema di occupazione; con il secondo, firmato il 23 luglio 1993 dopo la ratifica dei lavoratori, si stabilivano per la prima volta nella storia italiana regole certe nel sistema di relazioni industriali: l’intesa prevedeva, infatti, l’introduzione della politica dei redditi e della concertazione, nonché la riforma del sistema contrattuale, articolato su due livelli (nazionale e decentrato), di cui si fissavano tempi e materie.
Nel giugno 1999, a un anno di distanza dalla scadenza prevista dall’accordo del 1993, veniva rinnovato il contratto dei metalmeccanici: era la dimostrazione che gli industriali avevano cominciato a guardare con crescente ostilità alle regole che disciplinavano il sistema di relazioni industriali. Dalla primavera del 2001 la crisi delle relazioni industriali fu facilitata dall’involuzione politica, dovuta alla nuova affermazione del centrodestra.
Negli ultimi anni la CGIL – che nel 2006 ha festeggiato il suo centenario – ha dovuto contrastare l’azione del centrodestra tesa a dividere il mondo sindacale e a isolare l’organizzazione più grande e rappresentativa. Ad eccezione, infatti, della breve parentesi del centrosinistra tra il 2006 e il 2008 (durante la quale fu siglato l’importante “Protocollo Prodi” su previdenza, lavoro e competitività, approvato da una larga maggioranza di lavoratori e pensionati), la CGIL, spesso da sola, ha impegnato tutte le sue energie per opporsi a politiche istituzionali, economiche e sociali del centrodestra (in particolare sul Welfare e sulla tutela dei migranti, sulla scuola e sul fisco) considerate pericolose, errate e socialmente inique, proponendo al Paese un programma di riforme che mira a contrastare il declino economico e civile dell’Italia.
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