Trasferte e Relazioni Industriali in ENI Upstream
Dopo una serie di gravi violazioni di legge e contratto segnalate all’azienda sul tema trasferte, la RSU aveva incontrato i vertici aziendali in data 3 settembre 2018.
In quella sede, il datore di lavoro aveva promesso di condividere con i delegati la tabella delle indennità trasferta previste per chi si reca all’estero nonché le policy che vengono applicate in un’ovvia ottica di trasparenza e chiarezza delle regole.
Nonostante tre solleciti ufficiali (8 ottobre, 5 novembre e 18 dicembre 2018), Eni Upstream non ha fornito nulla di quanto promesso. Nell’ultima risposta, pur confermando una generica volontà di “cooperare costruttivamente”, nei fatti l’azienda non riconosce alcun ruolo alla Rappresentanza Sindacale eletta su un tema che il CCNL riconosce come demandato a livello aziendale. Nel medesimo testo l’azienda ricorda alla rappresentanza che ”ovviamente, ogni dipendente, prima della partenza verso l’estero, sia essa in trasferta o in contratto, viene sempre messo dall’azienda ampiamente a conoscenza di tutte le informazioni necessarie sulle modalità e condizioni di assegnazione (ivi comprese le eventuali indennità di trasferta estere spettanti).”
E ci rammenta anche che si movimentano “ogni anno centinaia di colleghi con ampia soddisfazione da parte di tutti”.
La filosofia aziendale è chiara; si riduce il tema delle trasferte ad un mero rapporto individuale tra azienda e lavoratore nel quale l’azienda detta le leggi e il lavoratore obbedisce. In questo rapporto diretto non vi è spazio per regole condivise, per accordi e quindi, in definitiva, per relazioni industriali. Il fatto che vi sia una “ampia soddisfazione da parte di tutti i colleghi”, affermazione apodittica ed autoreferenziale, nasconde semplicemente la vostra volontà di applicare a ciascuno le regole che si vuole, senza alcun riferimento chiaro, pubblico e trasparente né alcuna garanzia.
Aggiungiamo poi che le regole dettate dalla procedura trasferte sono unilaterali e non discusse con il Sindacato da almeno una quindicina d’anni. Anche questo segnala una politica aziendale che nei fatti tende a imporre più che a trovare soluzioni condivise, al di là dei principi sbandierati nei codici etici. Il testo pare sottendere l’idea che chi si reca in trasferta, lo faccia quasi per “decisione personale e per suo interesse” e quindi debba dimostrare di aver diritto a dei rimborsi rispettando una serie di procedure spesso astruse e vessatorie. Tutte le responsabilità, anche quelle relative al rispetto delle regole HSE, ricadono sul lavoratore, il quale peraltro è tenuto ad anticipare di tasca propria le spese per poi vedersi tagliare rimborsi per futili motivazioni.
Il problema quindi travalica ovviamente il semplice argomento trasferte e rivela come ENI intenda il rapporto con i lavoratori e con le loro rappresentanze elette. Tanti proclami, codici etici che raccomandano trasparenza e regole chiare e condivise ma nei fatti, sui temi importanti, il vertice decide e la base obbedisce!!
In quest’ottica riteniamo opportuno allegare a questo numero uno stato dell’arte degli accordi validi in materia trasferte, invitando caldamente i lavoratori a pretenderne il rispetto nonché a ricorrere all’assistenza sindacale diretta in tutti i casi in cui rilevano scarsa trasparenza o non si conoscano i trattamenti previsti.