Il 5 maggio 2020 si sono incontrati in videoconferenza ENI con le segreterie territoriali CGIL, CISL e UIL unitamente ai delegati RSU del territorio per un confronto sulle “Chiusure collettive ENI 2020” fortemente voluto dall’azienda, che potete trovare in allegato.
Dopo l’accordo siglato da ENI e dalle Segreterie Nazionali lo scorso 8 aprile, che già prevede lo smaltimento delle ferie e COI pregressi, nonché pianificazione e fruizione entro fine anno delle spettanze ferie del 2020, noi delegati CGIL Upstream riteniamo che un ulteriore accordo su chiusure collettive obbligate sia un sacrificio che i lavoratori potevano evitare di pagare e certamente non sia neppure una di quelle priorità irrinunciabili, vista la fase delicata che stiamo vivendo.
Dopo oltre 2 mesi di telelavoro forzato in casa e con la prospettiva di Fase 2 tutta da organizzare, abbiamo cercato in tutti i modi di far capire all’azienda l’inutilità della richiesta. Abbiamo provato a convincere le segreterie territoriali e gli altri delegati RSU che perlomeno si richiedessero delle contro partite serie a fronte di un sacrificio delle 6 giornate e mezza di ferie richieste da ENI (chiusure collettive il primo giugno, dal 14 al 17 agosto e dal 24 al 31 dicembre).
Ancora una volta, purtroppo, dobbiamo constatare che non siamo stati ascoltati; ci siamo opposti con tutti gli strumenti democratici possibili e abbiamo votato contro questo ennesimo pegno pagato ad ENI in cambio di nulla per i lavoratori. Con 43 SI e 7 NO (dei delegati CGIL UPSTREAM) l’accordo è stato sottoscritto. Non possiamo che accettare il verdetto democratico, anche se a malincuore.
Avevamo chiesto come contropartita di concretizzare il lavoro svolto in questi due anni dalle commissioni paritetiche azienda – sindacato sull’orario, armonizzando ed estendendo a tutti i permessi e le agibilità già previste in Support Function, definendo un unico accordo sui part-time con zainetto e fasce orarie adeguate all’accordo sull’orario nonché discutendo l’estensione dello zainetto da +5 a +8. Tutto lavoro sprecato e rimasto lettera morta per scelta aziendale.
Abbiamo chiesto che almeno si facesse chiarezza sulla fase due, assicurando ai genitori di figli minori e alle persone con fragilità sanitaria di poter restare in SW su loro richiesta fino alla fine dell’emergenza (31 luglio 2020). L’azienda non ha voluto scrivere neppure questo… Il risultato finale è che sono stati concessi 6,5gg di ferie senza una contropartita in cambio. Un bel regalo… La speranza è che questo sia l’ultimo sacrificio chiesto ai lavoratori e l’ultimo prezzo da pagare.